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Da: Christian Deligant
EMail: cdeligant@libero.it
Data: 29/10/02
Ora: 23.01.39
Non sono un compoundista, lo premetto subito. In compenso la matematica la mastico un po'.
Il 10 piccolo dei 18 metri riveduto e corretto non è di 29.3 mm, ma di 38.6 mm (la freccia lo può colpire anche dall'altro lato, no?), quindi i "coefficienti di difficoltà" vanno ricalcolati rendendo ancor più "semplice" colpire il centro a 18 che a 90.
Un altra stranezza riguarda la valutazione di chi tira meglio tra quello che fa 60 dieci grandi e di chi fa 59 dieci piccoli e un 9. portiamolo ancora più sul paradosso: ha tirato meglio uno che non è mai uscito dal giallo (540) o uno che ha fatto 560 con 4 sei, 4 sette, 5 otto e 2 nove? Sfido chinque a dire che ha tirato meglio il secondo, anche se ha fatto 45 dieci. Quindi vedete che non viene premiata la rosata...
Propongo invece di aumentare o ridurre zone e distanze di modificare radicalmente il bersaglio, per favorire chi la mira ce l'ha veramente: perché non prendere a prestito dagli inglesi il loro bersaglio a spicchi inventato anni e anni fa, quando le freccette lo colpivano irremediabilmente sempre il centro.
Provate a prendere il triplo venti: sembra facile...
Ovviamente si tratta di una provocazione, ma se lo scopo di una gara è di valutare chi ha la mira migliore credo che un bersaglio così faccia all'uopo. Se invece lo scopo della gara è la misura della costanza i bersagli attuali (col 10 grande) vanno benissimo. Facendo i soliti paragoni con l'atletica, i 100 metri piani hanno necessità tecniche di calzature e di fondo, psichiche e sportive radicalmente diverse rispetto a una maratona. Quindi lo scontro diretto (12 o 18 frecce) andrebbero fatti su bersagli che favoriscano chi ha una mira migliore, mentre le gare normali (60 o più frecce) hanno più caratteristiche di costanza e vanno quindi lasciate così come sono.
Scusate la prolissità Christian